Tra le attività più importanti che la nostra Cooperativa svolge costantemente sui monti Ernici ci sono la ricerca naturalistica e lo studio della biodiversità. Poniamo da sempre al primo posto non il profitto ma lo studio e la promozione del territorio ernico e del suo patrimonio naturale. In tale ottica è stato svolto questo importante progetto, in collaborazione con partner prestigiosi del settore e con i soggetti preposti alla gestione di quella che, ad oggi, è l'unica area protetta dei monti Ernici, la Riserva Naturale Regionale Zompo lo Schioppo. Ne condividiamo un estratto, con le conclusioni relative alla specie Canis lupus, invitandovi a scaricare la relazione completa tramite il link in calce al testo.
Fototrappolaggio nella Riserva Regionale Zompo lo Schioppo e all’interno di una porzione del Sic Monti Simbruini ricadente all’interno del Comune di Morino (estratto).
1. Introduzione
Tale area è oggetto costante di attività di monitoraggio faunistico da parte della Riserva Regionale per la presenza di flora e fauna in Direttiva e per la frequenza regolare dell’orso in aree di alimentazione. L’area di studio presa in considerazione rappresenta un confine naturale tra le regioni Lazio ed Abruzzo e soprattutto un collegamento naturale tra due importanti aree protette: il Parco Naturale Regionale Monti Simbruini ed il Parco Nazionale di Abruzzo Lazio e Molise. Data la posizione, la Riserva Regionale di Zompo lo Schioppo e il territorio del Comune di Morino rappresentano un corridoio naturale per le specie animali e, se presenti le giuste condizioni, un territorio idoneo per consentirne la presenza stabile. La presenza di una specie tra le più importanti in Europa dal punto di vista conservazionistico: l’orso b runo marsicano (Ursus arctos marsicanus è in genere regolare nel periodo di maturazione del Ramnus alpinus ed in genere anche se in modo irregolare anche nell’intera area di studio. L’espansione al di fuori dell’areale centrale di presenza (PNALM) è il fattore che più di tutti oggi è considerato critico per la persistenza della popolazione nel lungo termine (Ciucci & Boitani, 2008).
Lo scopo del presente studio è stato quello di condurre una indagine utile ad una maggiore comprensione della distribuzione dei mammiferi all’interno dell’area di studio e ed avere anche delle indicazioni di abbondanza relativa. L’indagine è stata condotta attraverso l’utilizzo della tecnica di fototrappolaggio, tecnica già usata in passato ma che in questo progetto ha previsto una copertura in termini di aree monitorate e tempo mai impiegate in precedenza.
Questo grazie alla collaborazione e messa a disposizione di attrezzature e personale da parte della Società Cooperativa Ent dei Monti Ernici (d’ora in avanti ENT) e Rewilding Apennines. Come verrà esposto nei successivi paragrafi (cfr. 3.1; Materiali e metodi) tale tecnica presenta numerosi vantaggi relativamente a indagini di questo tipo, come anche limitazioni e assunti da considerare nell’interpretazione dei risultati. Le attività sono state mirate in maniera particolare a rilevare la presenza del lupo (Canis lupus); dell’orso (Ursus arctos marsicanus) e del gatto selvatico (Felis silvestris). A differenza degli studi precedenti, le fototrappole sono state posizionate sul campo in maniera sistematica, tenendo in considerazione la copertura vegetazionale presente all’interno dell’area presa in esame.
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5.1 Il lupo appenninico
Quello che si evince da questo primo monitoraggio è comunque la presenza quasi esclusiva di individui solitari e la totale mancanza di branchi, a conferma parziale di dati pregressi a disposizione della riserva (D’Orsi) basati su tecniche di monitoraggio differenti che indicano la presenza di un branco o comunque un nucleo riproduttivo nell’area prossima al Vallone del Rio ma in territorio laziale, mentre indicano una frequentazione di individui solitati della Riserva per gran parte dell’anno. Anche in questo caso le attività hanno evidenziato la presenza di individui soli o in coppia all’interno dell’area di studio. Una prima ipotesi potrebbe essere legata al breve periodo di indagine e dalla stagione presa in esame. In uno studio condotto all’interno del Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, si è scoperto infatti che in estate i lupi tendono ad evitare le zone antropizzate ed i contatti con l’uomo sono praticamente inesistenti (Mancinellietal.2009). Al contrario, l’utilizzo delle strade e delle zone circostanti le infrastrutture cresce esponenzialmente in autunno e inverno, quando il disturbo antropico è minore. Questo perché in estate il turismo aumenta (escursioni ed attività in montagna) e di conseguenza anche il disturbo ed i lupi, soprattutto quelli appartenenti a branchi, tendono ad evitare le strade ed i sentieri normalmente utilizzati dai turisti. A supporto di questa ipotesi va sottolineato che tutti i filmati registrati durante questo studio sono stati effettuati a quote sempre superiori ai 1000 metri e distanti dai centri abitati. Inoltre, anche se nel nostro studio l’estrazione dei punti è stata effettuata in maniera casuale, la maggior parte delle fototrappole è stata posizionata lungo strade o sentieri comunemente utilizzate dalle persone.
Sarebbe quindi opportuno continuare il monitoraggio anche nei prossimi anni e durante tutte le stagioni dell’anno. Questo servirebbe per verificare se la scarsa presenza di lupi è casuale, dovuta semplicemente ai limiti di questo studio (breve periodo di studio, ecologia della specie presa in esame…) oppure se ci sono delle problematiche all’interno dell’area da verificare e quantificare (come per esempio l’eccessivo disturbo) o scarsa disponibilità di prede in particolare cinghiale. Bisogna sempre tener presente che per garantire l’espansione della specie al di fuori della propria core area è fondamentale la presenza di aree idonee per la dispersione.
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